venerdì 24 luglio 2020

Partiamo dall'ovale?

Quando ero piccolo io, ma anche oggi, molte case modellistiche propongono come set iniziali un ovale di binari con una locomotiva, alcuni carri o carrozze, l'alimentatore. 

Poi si aggiungono gli scambi, con un raddoppio di binario, poi magari si allunga un po' da una parte.

Ok, questo è per avvicinare al mondo del fermodellismo i più giovani, o chi desidera veder correre un trenino sul tappeto del salotto.

Ma se il nostro intento è rappresentare la realtà, l'ovale è proprio la soluzione ideale?

Consiglio, passate un paio d'ore in una stazione ed osservate.
Difficilmente vedrete passare lo stesso treno, nella stessa direzione, per due volte di fila.
Ci sarà un susseguirsi di treni, nell'una e nell'altra direzione.

Ma sul plastico come potremo rappresentare questo?

Con l'ovale!!!
Ma come? vi chiederete, se hai appena detto che l'ovale è per giocare sul pavimento!!!

Vero, ma, aggiungendo qualche componente, il nostro ovale potrà diventare la soluzione ideale per riprodurre in scala quello che abbiamo osservato nella realtà.
Come? Adesso ve lo faccio vedere con alcuni disegni.
L'ovale classico con la stazione lato osservatore
Partiamo dall'ovale classico.
La prima cosa che possiamo fare è quella di dividere il piano in due parti, creando un fondale a metà che nasconda alla vista la parte retrostante.

Già in questo modo il treno apparirà in scena da un lato per scomparire dall'altro. 
Nello spazio retrostante, possiamo inserire alcuni scambi per creare una stazione dove ricoverare i treni per alternarli in scena.

Abbiamo creato quella che viene generalmente chiamata "Stazione nascosta" o serbatoio. Uno spazio dove far sostare i treni per poterli alternare alla vista. In questo modo potremo far entrare in scena, di volta in volta, un treno diverso. Utilizzando treni reversibili, ad esempio delle automotrici o dei treni con carrozza pilota in coda e locomotiva in testa, potremo anche far passe i treni prima in un verso poi nell'altro.
Già così la nostra fermata potrà avere un traffico più realistico del semplice correre di un treno.

Se poi vogliamo aumentare ancora il divertimento, basta aggiungere due scambi anche alla fermata, trasformandola in una stazione di incrocio.
Con queste piccole modifiche all'ovale iniziale, avremo la possibilità di gestire un traffico passeggeri di tutto rispetto, con incroci in stazione, treni che vanno e vengono senza inseguimenti da pista di automobili.
Quello che ci manca è capire come far funzionare il tutto.
Non preoccupatevi, è più facile di quanto si pensi. Soprattutto oggi che il digitale la fa da padrone, gestire un plastico così può essere molto divertente.

Qualcuno potrebbe consigliarvi di usare i circuiti Arduino o Raspberry, ma, per iniziare, consiglio di partire da quello che offre il mercato, con soluzioni plug&play alla portata di tutti.

Non voglio citare marche specifiche per non fare pubblicità ad alcuni e non ad altri, ma i maggiori produttori di modelli ferroviari offrono nel loro assortimento anche centrali di controllo, moduli per il comando degli scambi, sistemi per la gestione del plastico. 
E si possono comandare con lo smartphone, il tablet o il pc.

Poi, se ve la sentite, si può andare oltre, cercando su internet troverete decine di prodotto, progetti, sistemi per gestire il tutto, anche spendendo un po' di meno.
Ma per questi ci vuole un po' di più esperienza. Non li escludiamo a prescindere, ma, per chi comincia, meglio affidarsi a qualcosa di velocemente operativo, per non rischiare di abbandonare tutto alla prima difficoltà. 
Armiamoci di pazienza, un paio di cacciaviti, forbici da elettricista, un po' di filo elettrico e via.

Una precisazione. 
Io ho iniziato a costruire plastici quando per far funzionare due treni sullo stesso binario erano necessari due alimentatori, un sacco di interruttori, sezionamenti, complicati schemi elettrici... 
Bello, si riusciva a fare tutto, ma quanti fili, per poi avere comunque un funzionamento incerto e abbastanza complicato da far funzionare.
Ancora oggi molti modellisti preferiscono continuare a gestire scambi e segnali con questo sistema.

Da quando ho scoperto il digitale, ormai quasi 20 anni fa, mi si è aperto un mondo.
2 fili e si può fare già molto. Con pochi collegamenti è possibile realizzare un impianto molto più realistico di un tempo.
Se vogliamo anche qualcosa di più la cosa è fattibile senza diventare matti ne dover essere ingegneri ferroviari.

Oggi, per costruire il nuovo plastico, sono partito dal sistema di gestione software per arrivare a definire i sezionamenti per il controllo del plastico, automatizzando i controlli e massimizzando il divertimento.
Ma di questo vi parlerò più avanti.

Una cosa è certa. La posa dell'armamento deve andare di pari passo con la realizzazione dell'impianto elettrico. Quindi un buon progetto è indispensabile.
Nel prossimo capitolo illustrerò come collegare quello che abbiamo disegnato fino ad ora, in modo semplice.

giovedì 23 luglio 2020

La prima bozza

Scelta la scala, definito lo spazio a disposizione, impostato a grandi linee il layout, definito il soggetto, direi che possiamo iniziare a buttare giù qualche idea.

In questo capitolo vorrei dare alcuni spunti da tener presenti nella progettazione in scala.

Compromessi

E' un termine che dovremo tenere sempre scritto in grande davanti a noi.
Sarà difficile riuscire a riprodurre esattamente in scala quello che vediamo. Ci vedremo costretti a ridurre alcune misure, modificare lunghezze, adattare il progetto allo spazio a disposizione.

Tanto per dare qualche numero.
100m reali corrispondono a 1.149,42mm in scala H0 (1:87) e in 100m di binario stanno meno di 4 carrozze standard da 26,4m (303mm in scala)
Un treno ordinario come un IC, EC ha una composizione che va da 7 a 9 carrozze più la motrice. Se guardiamo al passato un treno poteva arrivare anche a 14 carrozze più la locomotiva. Quasi 400m di lunghezza. In scala sono 4.248mm.

Una curva di raggio stretto nel reale (in piena linea, non sui raccordi) ha un raggio di circa 250m, sul plastico sarebbero 2.874mm

Se guardiamo agli assortimenti dei vari produttori di binari, vediamo che i raggi usati vanno dai 360mm per i più stretti, ai 900mm per quelli più ampi. In alcuni casi si va oltre, ma spesso, in questi casi, si usa il binario flessibile per arrivare a raggi ancora più ampi.

Una linea moderna ha raggi di curvatura anche di qualche km, in scala si parla di decine di metri di raggio.

Quello che voglio dire è che, a meno di non disporre di spazi immensi e fondi infiniti, difficilmente riusciremo a riprodurre un lungo tratto di direttissima, o far correre un treno in composizione reale in un ambientazione che non lo faccia sembrare un elefante su un francobollo.

Molto più facile realizzare una linea secondaria, con una bella fermata, su cui corrono automotrici tipo le Aln663 o Aln668, qualche Minuetto, convogli con due o tre vetture.

Nello spazio di un paio di metri, potremo creare un paesaggio incantevole in cui il treno, pur essendone protagonista, non risulta eccessivo.

Quanti binari!

Altro punto, che si lega al primo, evitare di riempire ogni centimetro quadro di binari. La ferrovia deve inserirsi nel paesaggio, non soffocarlo. Come nella realtà, la linea quasi scompare, si integra, attraversa senza stravolgere.

Quindi meglio togliere qualche binario piuttosto che aggiungerlo.
Una stazione di media grandezza con 4 binari permette già divertenti manovre.
Aggiungendo un paio di binari di scalo, il divertimento aumenta, senza risultare eccessivo.

Considerando un interbinario (distanza tra i binari) di 52mm, marciapiedi di circa 60mm avremo un piazzale profondo circa 400mm, con almeno altri 20 da dedicare alla stazione, strade, case. In 600mm di profondità riusciremo ad inserire comodamente una bella stazione completa.

Meno parallelismi

Sicuramente, chi prova a stendere un progetto, sarà tentato di disporre i binari parallelamente al bordo del plastico. Meglio evitarlo. 
Per dare movimento al tutto, l'ideale è cercare di creare un andamento diagonale, leggermente sinuoso, che permetta di ammirare il treno immerso nel paesaggio.

Qualche curva di ampio raggio aiuta a rendere più realistico il progetto.

Primo passo sarà, quindi, quello di definire l'andamento del binario principale.
Ricordo che, in una stazione, il binario di transito dovrà essere continuo. Gli scambi posti su questo binario dovranno avere il ramo di corretto tracciato verso il binario di transito. In questo modo i treni in transito potranno attraversare la stazione senza riduzioni di velocità.

Nel capitolo dedicato agli scambi, cercherò di spiegare alcune nozioni fondamentali riguardo ai termini usati e alle velocità dei treni su questi punti particolari.

Primo passo del progetto. Il telaio con il binario posto in diagonale con due curve da 1500mm di raggio.

mercoledì 22 luglio 2020

Il layout del plastico

Il layout del plastico è la forma generale del plastico stesso.

Ne esistono diverse.

Io faccio una premessa. Ogni punto del plastico deve essere a portata di braccio. Ovvero deve essere possibile avere un comodo accesso a tutto il plastico. La profondità massima, quindi non dovrebbe superare i 60cm dal bordo.
Ovviamente se scegliamo una soluzione per cui sia possibile girare attorno al plastico questi 60cm potrebbero aumentare.
Un plastico con la classica forma rettangolare.
distanza massima dal bordo 60 cm
Qualunque forma sceglieremo per il nostro plastico non dimentichiamo mai questa regola. Saremo sicuri di poter intervenire comodamente su tutte le parti del plastico.
Questo vale soprattutto per i binari. Dobbiamo poter recuperare eventuali mezzi sviati senza dover noleggiare un'autogru.

A questo punto, con la nostra piantina in mano, possiamo provare a disporre un po' di linee sulla carta. Generalmente parto disegnando una serie di rettangoli con il lato corto di 60cm ed il lato lungo tale da occupare lo spazio a disposizione.

Se scegliete la configurazione classica a rettangolo, come disegnata in figura, potete arrivare a 120cm per il lato corto.

In questo caso dovrete avere la libertà di girare attorno al plastico, lasciando quindi uno spazio sufficiente attorno al plastico per potervi muovere.
Studiando bene la struttura, potreste anche ipotizzare di renderla mobile, tramite ruote poste sotto ai supporti del telaio, che vi permettano di muovere tutto il plastico per raggiungere le parti meno comode o lasciare spazio nella stanza per altri scopi.

Variante del layout rettangolare, il plastico addossato alla parete.

Una variante potrebbe essere il rettangolo addossato alla parete. Qualche modellista ha utilizzato questo layout inserendo il plastico nell'arredamento, un bel complemento d'arredo per appassionati.

La soluzione che preferisco è la prossima: Il plastico a U o a G

Plastico a U con porta di accesso centrale

Plastico a G con porta di accesso laterale

Con queste configurazioni, l'operatore si troverà immerso nel plastico. Volendo le varie sezioni possono essere gestite come scene separate, con il fondale a fare da separatore tra le varie parti.

Facendo sempre riferimento allo spazio a nostra disposizione, nulla vieta di creare soluzioni miste, con penisole all'interno della stanza. Un layout ad E, o a F, ad esempio.


Qui lascio spazio alla vostra fantasia. Giusto per darvi un'idea, ecco alcune immagini dei miei plastici.

Plastico, ormai smantellato, con configurazione a C, lungo le pareti della stanza

Progetto del plastico in costruzione, layout a G, accesso dal lato destro in alto.
L'operatore è immerso nel paesaggio.

martedì 21 luglio 2020

La scala di riduzione

Locomotiva in scala G

Altro passaggio fondamentale è la scelta della scala di riduzione.

Anche in questo caso cito le norme NEM:
NEM 010 - ed. 1987
2 - Il Rapporto di Riduzione di impianti e veicoli fermodellistici viene espresso con il termine "Scala". La scala è identificata mediante una sigla composta da caratteri alfanumerici o cifre romane (Tabella 1).
I numerosi Scartamenti presenti nelle ferrovie reali vengono riuniti in quattro gruppi per la riproduzione modellistica. 
La sigla della scala senza nessun carattere aggiuntivo si riferisce a scartamenti reali > 1250, mentre per ferrovie a scartamento ridotto < 1250 vengono aggiunti alla sigla della scala i caratteri aggiuntivi "m", "e" oppure "i". 
Per queste sigle combinate di scala e scartamento è utilizzato in Italia il termine "Norma". 
Esempi: 
Riduzione in 1:87 di una ferrovia a scartamento normale: Scala H0 ("Acca-zero") Norma H0 (scartamento 16,5) 

Riduzione in 1:45 di una ferrovia a scartamento metrico: Scala 0 ("Zero") Norma 0m (scartamento 22,5)

Le scale principali utilizzate nel modellismo ferroviario vanno dalla minuscola Z (rapporto di riduzione 1:220) alla gigantesca sala G o LGB (rapporto 1:22,5).

Le più comuni per i plasticisti sono la N (1:160), la TT (1:120), la H0 [acca zero] (1:87), la 0 [zero] (1:45 in Europa, 1:43,5 in UK e Francia, 1:48 in nord America)

Ovviamente ad ogni scala corrisponde uno scartamento, ovvero la distanza tra le facce interne delle rotaie del binario. Lo scartamento standard europeo è di 1435mm.
Vi invito ad approfondire la questione degli scartamenti. Ne esistono di diversi nel mondo. 
Oltre a quello standard europeo, ci sono quelli larghi, come quello spagnolo e portoghese, russo, finlandese,indiano; così come quelli stretti o ridotti utilizzati soprattutto sulle linee di montagna o in molte linee centro americane.
Famoso è quello delle ferrovie retiche RhB, con scartamento metrico che parte da Tirano in Italia ed arriva a Coira, Davos, Disentis, Scuol passando per la famosa località turistica di St Moriz. Meta di "pellegrinaggi" per gli appassionati di ferrovie di tutto il mondo, oltre che di moltissimi turisti per gli splendidi paesaggi alpini di alta quota attraversati.

Quale scala usare


Modello di locomotiva in scala H0 - 1:87

La scelta per un plastico domestico, generalmente, si riduce a due o tre: N, TT, H0
Tra queste, poi, è necessario tener conto della disponibilità di materiale rotabile disponibile in commercio. Sicuramente la H0 è la scala regina. Sia per il rapporto di riduzione che permette di godere di dettagli più definiti delle altre, sia per la grande disponibilità di rotabili attualmente in commercio.

Ovviamente, dovremo valutare se questo rapporto di riduzione ci permetterà di riprodurre quello che desideriamo e se, nel tempo, potremo avere un numero di rotabili sufficiente e coerente con quanto abbiamo definito: luogo ed epoca.

La mia scelta è caduta sulla scala H0 perchè mi permette di avere un parco rotabili coerente per epoca, località scelta, tipologia di materiale rotabile impiegato.

Inoltre, la scala permette di riprodurre facilmente molti dettagli costruttivi sia sui rotabili che sui vari elementi del paesaggio.
La rimessa locomotive riprodotta in scala H0.
Notare il complesso di travi e centine che compongono il tetto perfettamente riprodotto.

Abbiamo compiuto un altro importante passo verso l'avvio della progettazione. Nel prossimo capitolo sceglieremo il tipo di layout del nostro plastico. 

lunedì 20 luglio 2020

La scelta del soggetto: stazione o piena linea

Un tratto di piena linea con il regionale Udine - Tarvisio 
Questa sarà una pietra miliare di tutto il futuro plastico.
Ed è una scelta da valutare con estrema attenzione perchè porterà grandi soddisfazioni se fatta con calma, o grandi crisi se presa in fretta.
Qui bisogna usare la testa, lasciando alla pancia il minimo.

Vi spiego perchè lo ritengo un passo fondamentale cercando di dare alcune definizioni dei due soggetti.

La piena linea: se il soggetto del nostro plastico sarà questo, avremo la possibilità di veder correre i nostri treni immersi nell'ambiente circostante. Cercando di mescolare al meglio i vari elementi, il risultato potrebbe essere affascinante. Generalmente, per riprodurre un tratto in piena linea, è bene cercare di porre ai due estremi qualche elemento che mimetizzi l'uscita di scena del treno.

Se l'ambientazione scelta fosse la montagna o un tratto in collina, avremmo gioco facile: due portali di galleria ed il gioco è fatto.
Per la pianura possiamo aiutarci con alcuni elementi e ricordando che la pianura non è piatta.
Piccoli avvallamenti, gruppi di alberi, qualche casa, edifici di vaio genere possono aiutare il modellista a creare le quinte della scena. Di grande aiuto, poi, i vari cavalcavia, viadotti, ponti possono mascherare al meglio l'uscita di scena dei vari attori: i nostri treni.

Un modellista è, di fatto, uno scenografo teatrale, il cui palcoscenico è il piano del plastico, le quinte saranno questi elementi di mascheramento, il fondale sarà la foto o il dipinto che porremo alle spalle del nostro plastico.

Sto parlando di plastico, ma per un diorama o plastirama è la stessa cosa. L'unica differenza è che nel plastico le rotaie proseguono oltre le quinte, verso altre scene, dando l'idea del treno che prosegue verso altre stazioni. Il diorama è una scena statica, un teatro di posa dove il treno può essere ammirato nel suo ambiente. Il plastirama, come anche il modulo Fremo o FIMF è una via di mezzo tra i due. E' un diorama operativo dove il treno, oltre che essere immerso nel suo ambiente, può anche fare qualche movimento. Se questo modulo viene collegato ad altri con una coulisse, una stazione nascosta o altri moduli nei raduni, allora diverrà parte di una rappresentazione più grande.

Tornando alla scelta, per concludere la parte dedicata alla piena linea, avremo la presenza di opere d'arte come ponti e viadotti, tombini. La linea correrà su un rilevato posto più o meno a mezza costa, che permetta di staccarlo e porlo al centro dell'inquadratura.
Attorno al treno avremo sicuramente tutte le componenti tipiche della ferrovia: picchetti, segnali, tabelle. Potremo inserire un Passaggio a Livello o un sottopasso.
A seconda dell'ambiente scelto avremo poi scarpate in pietra o campi coltivati. Sta al modellista cercare il giusto equilibrio tra le varie parti ed in questo aiuta l'osservazione.
Un consiglio, fate tante foto. Vi aiuterà a scegliere il soggetto migliore e ad inquadrare il plastico. Se poi avete la possibilità di fare un corso di fotografia, anche solo di base, ne troverete grande vantaggio. Le regole della fotografia calzano a pennello nella realizzazione di plastici e diorami.

Quanto detto fino a qui vale anche per la seconda opzione che il modellista ha di fronte, nella scelta del soggetto del suo plastico: la stazione.


Treno di carrozze tipo MD con pilota in testa, in sosta nella stazione di Carnia (UD)
Rispetto alla piena linea, dove i treni transitano più o meno velocemente, la stazione offre altre possibilità. L'arrivo e la partenza dei convogli, in primis, con tutte le operazioni legate a questo.
A seconda delle epoche, avremo la possibilità di movimentare dei carri, di comporre e scomporre dei treni. Se la stazione sarà di una certa importanza, situata in una località da cui partono più linee o in un punto in cui, soprattutto con la trazione a vapore, sostavano le locomotive adibite alle spinte sulle rampe di salita delle linee di montagna, avremo la presenza di rimesse locomotive dove queste venivano accudite tra un servizio e l'altro.
Sempre guardando alle epoche passate, diciamo fino alla IV, la presenza di binari di scalo con magazzini merci o, almeno, piani di carico, era consueta anche nelle stazioni minori.
Solo le semplici fermate non avevano nulla se non fabbricato viaggiatori e marciapiedi.

Quindi, chi volesse vivere il momento della formazione del treno, del cambio delle locomotive, dei movimenti dei carri da e per lo scalo, sicuramente opterà per questa seconda scelta.

La stazione offre moltissime opportunità, ma, se non studiata a dovere, può rivelarsi un fallimento.

Tornando alla meravigliosa Milano Centrale, dobbiamo sempre cercare di dosare gli elementi con sapienza e accortezza, cercando di non esagerare.

Come si dice: "il troppo stroppia". E vale anche per il nostro plastico. Troppi binari, troppi scambi possono sovraccaricare la scena.

Come dicevo poco sopra, saper bilanciare gli elementi è fondamentale per ottenere un buon risultato.
Partiamo dallo spazio a nostra disposizione, cerchiamo di inserire quelli che saranno i punti fissi: il binario principale, il fabbricato viaggiatori, il magazzino.

esempio di progetto di una stazione con rimessa, magazzino merci e SSE
Dovremo decidere se la linea su cui si pone la stazione è a singolo o doppio binario, elettrificato o meno.
Se ci siano più linee afferenti alla nostra stazione.
Se ci siano raccordi verso industrie, magazzini, se la zona in cui è ambientata la stazione produca qualcosa in particolare per poter inserire i giusti elementi.
Oggi i treni partono solo dagli scali principali, dai porti o dagli interporti. Non esiste più il servizio a carro singolo. L'ultimo km è lasciato alla gomma, quindi tutti gli scali delle piccole stazioni sono stati disattivati se non smantellati del tutto.
In alcuni casi vengono usati per ricoverare i mezzi di servizio e di manutenzione della linea. Non dimentichiamoci di questo aspetto. Può dare vita a scene molto accattivanti che possono rendere il plastico ancora più affascinante.
Saranno le piccole scene a dare vita al nostro lavoro.

Mi sto allargando e mi rendo conto che di cose da dire, soprattutto per chi comincia, sono veramente tante. Quindi per oggi il capitolo si chiude qui. Domani un altro passo verso la definizione del nostro progetto. E senza aver ancora preso in mano la matita o il mouse per disegnare nulla...

Ma tranquilli, il risultato sarà eccezionale.

venerdì 17 luglio 2020

La scelta del soggetto: l'epoca

Un vecchio casello sulla ferrovia Rudolfiana nei pressi di Tarvisio Boscoverde

Nel capitolo "Le basi del fermodellismo", citavo Milano Centrale tra i sogni di molti fermodellisti. Una grande stazione con decine di treni, un lungo tratto di linea a doppio binario dove lanciare i convogli a velocità realistiche, magari ad alta velocità, sono i sogni di quasi tutti i fermodellisti.
I più fortunati possono tentare di realizzarli entrando a far parte di sodalizi, club, associazioni che abbiano un grande plastico sociale o organizzino raduni dove comporre grandi plastici partendo da moduli secondo norme standard (Fremo, FIMF, FIMF3000... ).

Nelle nostre piccole o medie stanze, invece, questi sogni devono essere ridimensionati per poter occupare lo spazio disponibile.

Ci si presentano due scelte fondamentali: il soggetto e la scala di riduzione.

Il soggetto

Cosa vogliamo riprodurre? Una stazione o un tratto in piena linea?
Qual'è la zona in cui ambientare il plastico? Pianura, collina, montagna, mare...
Quale epoca vogliamo riprodurre?
Locomotiva a vapore 685 in partenza da Venzone con un treno storico

Iniziamo da quest'ultima: l'epoca.
Le norme NEM (Norme Europee di Modellismo), disponibili sul sito della FIMF, indicano le epoche ferroviarie così:
Nella storia dello sviluppo ferroviario si evidenziano chiaramente epoche, che sono contrassegnate da ben precise caratteristiche tecniche e da cambiamenti delle strutture societarie. Le epoche si manifestano sia nelle installazioni fisse (p.es. nello stile di edifici e segnali) sia nell'aspetto, colorazione e immatricolazione dei veicoli. Veicoli ed accessori fermodellistici sono perciò da inquadrare in una determinata epoca. Per gli impianti fermodellistici parimenti si raccomanda di inquadrarli in una determinata epoca, in relazione alla loro tematica e decorazione. 
(da NEM800 ed. 2003 - sito FIMF)

E' bene cercare di inquadrare un periodo preciso in cui ambientare il plastico. Questo ci permetterà di scegliere il tipo di edifici, il materiale d'armamento, i rotabili, i mezzi ed anche i vestiti dei personaggi che andremo a posizionare sul plastico.

Nel video sopra, ripreso a Venzone (UD) qualche anno fa, è possibile vedere un treno storico su una linea moderna.
Questo per ricordare che, soprattutto negli ultimi anni, è possibile vedere mezzi d'epoca circolare in tempi recenti. Ma saranno da scegliere in modo accurato e coerente con quanto andiamo a riprodurre.

Una precisazione. Nessuno vieta di prendere la Bayard del 1860 e farla circolare a fianco dell'ultimissimo ETR400 "Frecciarossa 1000". Liberissimi.
Diciamo solo che, se vogliamo riprodurre la realtà, che è lo scopo del fermodellismo, questo accostamento potrebbe essere quanto meno azzardato.

Libertà personali a parte, torniamo alle epoche.
Per chi si avvicinasse ora alle ferrovie bisogna iniziare chiarendo alcuni punti.
Le rotaie non hanno sempre avuto le stesse dimensioni.
Escludendo le tipologie iniziali usate per le primissime ferrovie, i tipi standard variavano a seconda del peso per metro lineare. Si passa così dai 20, ai 30, 35, 40, 50 fino ai 60 Kg/m.
Ciascuno di questi permetteva il transito di treni con carichi assiali ben diversi.
Le rotaie utilizzate oggi permettono il transito di convogli con carico assiale di circa 22 ton/asse ed hanno un peso di 60kg/m. Inoltre vengono profilate in verghe molto lunghe, anche centinaia di metri, saldate poi in opera raggiungendo lunghezze di chilometri.
Se fate attenzione, sulle linee più moderne non sentirete più il classico tu-tum, tu-tum continuo.

In passato le rotaie erano molto più sottili e corte, i carichi ammessi più modesti e le velocità massime molto minori. Un treno a vapore di inizio '900, difficilmente raggiungeva i 100km/h in pianura. Spesso le velocità si aggiravano tra i 30 e i 70km/h

Altro treno storico, ripreso a Redipuglia nel settembre 2018.
In testa la locomotiva di origine austriaca gr.728.022 assegnata al museo ferroviario di Trieste Campo Marzio
Quindi dobbiamo fare una prima scelta: l'epoca di ambientazione.
Fatto questo potremo decidere il tipo di binario da utilizzare, le forme stilistiche dei fabbricati, che accessori ferroviari dovremo inserire e quali evitare.

Altro esempio. Se volessimo ambientare il nostro plastico o diorama in epoca III, tra il 1945 ed il 1965, su una linea secondaria, a binario unico, dovremo scegliere binari con profilo basso, segnali ad ala, probabilmente qualche colonna idraulica per rifornire le locomotive a vapore di acqua, apparati di movimento degli scambi a mano, comandi segnali e passaggi a livello a fune.
Non ci saranno segnali semaforici luminosi, pali e fili della linea aerea di alimentazione.
Probabilmente il marciapiede sarà in terra battuta senza pensiline, sicuramente senza sottopassaggio.
Se la stazione è abbastanza importante, potrebbe esserci almeno un binario di raddoppio ed uno o due binari di scalo, affiancati ad un bel magazzino merci in piena attività.

La stessa stazione ambientata tra il 1990 ed il 2000 potrebbe aver perso il binario di raddoppio e quelli dello scalo, il magazzino potrebbe essere chiuso se non demolito. I segnali ad ala sostituiti con altri luminosi e, probabilmente la linea elettrificata con rotaie da 50 o 60kg/m.

Oltre a questo, anche i mezzi in circolazione sarebbero ben diversi. Se in epoca III era probabile avere treni con locomotive a vapore, carrozze "centoporte" o Corbellini, bagagliai e carri postali di tipo antiquato, nell'epoca IV/V saranno sicuramente mezzi leggeri come le Ale o Aln a circolare, probabilmente qualche treno con locomotive elettriche e carrozze di tipo a Piano Ribassato o le prime Medie Distanze.

Anche nella riproduzione in scala dovremo porre attenzione a questo.
Ci piacciono di più le locomotive a vapore con il loro lento e sbuffante avanzare o i convogli più moderni?

Fatta la scelta avremo posto un altro paletto al nostro progetto.


giovedì 16 luglio 2020

Predisporre l'ambiente del plastico.

Abbiamo messo su carta le dimensioni della stanza a nostra disposizione, disegnando anche tutti gli ingombri. Nella precedente puntata dimenticavo che è opportuno conoscere anche le altezza a disposizione.
Una soffitta con il tetto spiovente offre meno spazio di una cantina a piena altezza.

E questo mi fa ricordare che c'è un altro fattore importante da tenere conto: il microclima della stanza del plastico.

Tornando ai due esempi di sopra, una soffitta avrà un microclima diverso rispetto ad una cantina o una stanza interna alla casa.

Avendole provate tutte in questi 30 anni, devo dire che fra tutte preferisco la cantina. Fresca d'estate e non troppo fredda d'inverno. Tra l'altro con un termoconvettore e un deumidificatore, temperatura e umidità possono essere facilmente controllate.

Nella scelta della stanza, mediando tra tutte le soluzioni, non dimenticate, quindi, di considerare anche la situazione climatica della stanza.
Chiaramente se vivete in una bella casa di campagna, in classe A++, con tetto coibentato e gestione controllata del clima... Bhe vi invidio ancora di più di ieri.

Quindi, prima di cominciare a spendere soldi per modelli, legno, viti, meglio investire qualcosa per poter vivere il plastico 365 giorni all'anno.
E adesso via di colore. Una bella mano di bianco per avere un ambiente pulito, senza dimenticare che poi, dovremo creare il fondale del nostro plastico.

Come non ve l'avevo detto?

Ma certo. Il plastico non si limita al semplice tavolato su cui poseremo binari, marciapiedi, stazioni, strade. Va oltre. Il fondale deve diventare parte integrante del plastico, in modo che chi lo osserva pensi di trovarsi immerso nella realtà.

Per questo esistono diverse soluzioni. Dalla più semplice che si riduce a dipingere di azzurro il cielo, disegnando magari qualche collina o montagna, all'acquisto di fondali già pronti delle varie case modellistiche, a quello, secondo me più corretto, di cercare di comporre in proprio il fondale combinando diversi scatti ripresi nei luoghi che vogliamo riprodurre sul plastico.

Vi faccio un paio di esempi, rimandandovi a qualche lettura:
il plastico "Ferrovie d'Abruzzo" presentato sul n°80 di TuttoTreno Modellismo
i plastici del maestro tedesco Josef Brandl disponibili nella collana di monografie di TTModellismo Extra
il plastico di Milano Chiaravalle presentato sul numero 6 di TTModellismo Extra

Questi sono solo alcuni esempi, senza voler dimenticare nessuno o sminuire altri.
Oltre alle riviste italiane, consiglio di dare un'occhiata anche a quelle tedesche (MiBa, Eisenbhan Journal, Modell Eisen Bhanner,...) e francesi, sempre ricchissime di spunti e realizzazioni meravigliose.
Per gli amanti delle ferrovie Inglesi ed Americane, esistono notevoli risorse anche rispetto a queste realtà. non mi sento di consigliarvene perchè non le conosco. A voi la ricerca.

Se lo spazio a disposizione è limitato e, invece che un plastico, pensate piuttosto ad un diorama, allora le cose potrebbero semplificarsi. Potreste pensare, ad esempio ad una bella scatola in cui le pareti farebbero da quinta a quanto andrete a rappresentare. Il tetto diverrebbe il cielo, con un bel sistema di illuminazione, mentre la faccia dal lato osservatore, la cornice del quadro tridimensionale che andrete a realizzare.

Vi lascio con un bellissimo esempio, realizzato da Luke Towan.
Buona visione e alla prossima

mercoledì 15 luglio 2020

Le basi del fermodellismo

Come in tutti gli hobby, quando ci si avvicina al fermodellismo molti sono portati a pensare in grande. Chi non vorrebbe ricostruire Milano Centrale in tutto il suo splendore con tutti i treni che vi transitano?

Poi però ci si scontra con alcuni fattori chiave:

  1. lo spazio a disposizione
  2. il tempo libero da dedicare all'hobby dopo aver terminato lo studio o il lavoro, gli obblighi domestici e familiari, gli impegni con altre realtà... insomma, ognuno conosce i propri impegni.
  3. i soldi a disposizione per l'acquisto del materiale rotabile, dei binari, accessori, materiale da costruzione. 
Tornando alla nostra meravigliosa Milano Centrale si inizia a rendersi conto che, a meno di non essere dei Paperon de Paroni, difficilmente sarà possibile realizzarla in una vita.

Senza contare il quarto fattore: l'ESPERIENZA.

Mi perdonerete la scorrettezza linguistica ma "nessuno nasce imparato"!

Tutti ci immaginiamo dei Giotto del modellismo, poi, dopo aver montato il primo kit scopriamo che ci manca qualcosa. Sbavature di colla o di colore, errori dovuti all'inesperienza sono all'ordine del giorno.

Per fortuna questi errori possono essere superati con un po' di pazienza e buona volontà.
L'esperienza non si acquista al supermercato ma si matura con il tempo e continuando a provare.

Cercando di fare un po' di chiarezza direi di provare a dare alcune risposte, iniziando dal punto 1 dell'elenco iniziale.

LO SPAZIO A DISPOSIZIONE


Il rilievo della stanza con gli ingombri principali e gli elementi fissi.

Di quanto spazio disponiamo? Questa è la prima domanda da porci.
Un consiglio: prima di iniziare a progettare il plastico meglio acquistare un metro, un blocco di carta millimetrata, magari di formato A3, un paio di squadrette da disegno e iniziare a rilevare le misure dello spazio a disposizione.
Nel disegno che andremo a predisporre, andranno inseriti tutti gli elementi vincolanti: porte, finestre, interruttori, prese elettriche, termosifoni, camini. Il tutto rilevato con attenzione e disegnato perfettamente in scala.

Fatto?
Benissimo. Chi ha competenze di disegno tecnico può utilizzare software di disegno come Autocad, Sketchup, o altri. Esistono anche dei software dedicati alla progettazione dei plastici come Scarm, Wintrack, PC-Rail, ecc.
Con questi software è possibile progettare il plastico anche in 3D sfruttando le varie caratteristiche del software per evitare problemi di tracciatura. Raggi troppo stretti, pendenze troppo ripide sono segnalate da molti software come errori, permettendo così di correggerli prima di mettersi al lavoro.

Dopo questa prima fase dovremmo avere chiaro di quanto spazio disponiamo, sia per il plastico che per costruirlo e depositare materiali e modelli. Sì perchè a volte ci dimentichiamo di questi oggetti.
Avere un piccolo laboratorio nella stanza dove lavoreremo al plastico è molto utile per avere a portata di mano tutti gli attrezzi che ci serviranno oltre ad un piano di appoggio dove lavorare su particolari di costruzione, kit, oltre che per la manutenzione dei nostri modelli.

Alcune note logistiche a conclusione di questo capitolo.
Fate attenzione alla destinazione d'uso del locale in cui andrete a lavorare.
Il garage, soprattutto nei condomini, non è utilizzabile come laboratorio e come stanza del plastico. I vicini potrebbero farvelo rimuovere, sempre che non intervengano ispezioni dei Vigili del Fuoco nel qual caso potreste incorrere anche in sanzioni.

Se vivete in condominio o in case plurifamiliari, fate attenzione ai rumori molesti. Rispettate gli orari di silenzio e valutate bene quando mettervi ad usare seghe, seghetti, trapani, martelli. Meglio usare le ore notturne per lavori silenziosi e dedicarsi ai lavori rumorosi durante le ore diurne, quando i vicini sono al lavoro.

Se invece vivete in una bella casa di campagna senza nessuno attorno, bhè vi invidio!

Nel prossimo capitolo inizierò a parlare della progettazione.

Se avete domande o suggerimenti di argomenti da approfondire, scrivetemi pure.

martedì 14 luglio 2020

Perchè sono un fermodellista!


Stamattina stavo scorrendo i vari forum a cui partecipo cercando, come sempre, spunti, suggerimenti, idee da applicare nella costruzione del plastico.
Leggendo qua e là mi sono accorto di come, rispetto a quando ho iniziato io ad avvicinarmi al mondo del fermodellismo, oggi ci siano possibilità meravigliose per conoscere, approfondire, studiare.
Strumenti di ogni tipo da applicare per arrivare al risultato di rendere il nostro mondo in miniatura il più simile possibile a quello reale.

Ma, oggi come allora, chi si avvicina al mondo delle ferrovie reali e in miniatura, spesso cerca aiuto, consiglio suggerimenti.

Quindi ho pensato di iniziare un percorso di avvicinamento alla ferrovia e al fermodellismo, per accompagnare, chi lo vorrà, a scoprire le meraviglie di questo mondo.

Primo.
Perchè sono fermodellista?
Bella domanda. Bhè posso dire di averlo nel sangue. Nonno capostazione. Io sono nato dopo che era andato in pensione, ma, visto che casa sua era a poche decine di metri dalla ferrovia e dalla stazione di Udine, ogni volta che andavo a trovarli chiedevo sempre di andare a vedere i treni.
E così la vecchia cabina "E" di Udine era il mio balcone di osservazione.
E i treni quasi li potevo toccare, tanto ero vicino.

Chiaramente non poteva mancare il cerchio di binari. Piccolo, doveva stare in salotto, ma c'era, con la sua bella E646, due carri e due carrozze.
E a casa, papà ha voluto costruire un ovale. Dimensioni: 80x210, quelle del letto a fianco al mio.
Un doppio binario, una stazione, qualche scambio e qualche casa. Il tipico ovale delle confezioni iniziali di molti produttori. Che spasso.

Poi però, con il passare degli anni, l'arrivo della sorella che ha usurpato il posto del plastico, lo studio, la musica... insomma il gioco dei treni non era più così divertente.
Finchè, un giorno, per caso trovo una rivista. Si è aperto un mondo.
Ho cominciato a leggerla e non mi sono più fermato. Non so più dove mettere tutti i numeri di quella rivista, come di molte altre non solo italiane, che in questi quasi 30 anni ho raccolto.

A Udine, all'epoca, c'erano almeno 3 negozi di modellismo, di cui uno specializzato in treni. Il mitico Tromby. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma ne ho respirato l'aria.
Così il plastico ovale ha cominciato ad allargarsi, cercando sempre nuovi spazi dove metterlo. Prima una stanza, poi l'altra.

Finchè, alla soglia dei 20 anni, balenava l'idea di trasformare l'ovalino in qualcosa di più importante. Una stanza intera riempita di strutture, tavole, binari. Una linea di montagna, un 8 ritorto.

Con il matrimonio e il trasloco in un altra casa, anche il plastico mi ha seguito, iniziando, però una nuova vita. Poco tempo prima cominciava ad apparire in Italia il DCC, comando digitale dei treni.
Cos'è?
Ci vorrebbe un capitolo a parte, e probabilmente ci sarà.
Per ora basti questo. Fino ad allora i treni viaggiavano uno su un binario e uno sull'altro. E servivano tantissimi sezionamenti, interruttori, per metterne due sullo stesso binario. Più si voleva aumentare il realismo, più aumentavano le complicazioni.
Con il DCC tutta un'altra storia.
Un unico binario continuo, senza sezionamenti e sopra tutti i treni che vuoi, marcianti anche in direzioni opposte.
Praticamente si diventa macchinisti di un treno.

Questo è l'inizio. Come Cristoforo Colombo che scopre le isole dei Caraibi. Poi viene il continente.
Ed il continente del DCC non finisce di stupire. Giorno dopo giorno, anno dopo anno il controllo digitale diventa sempre più completo.
Prima potevi gestire la velocità e direzione delle locomotive, accendere e spegnere i fari, al limite le luci in cabina. 8 fili per gestire tutto e 4 dedicati alla presa di corrente e al motore.
Oggi i poli sono diventati molti di più. Si arriva a 21 pin a cui associare decine di funzioni, senza contare i suoni, gli effetti luminosi, i fumogeni.
Il Railjet sul plastico Villago di Massimo Zorzut