martedì 14 luglio 2020

Perchè sono un fermodellista!


Stamattina stavo scorrendo i vari forum a cui partecipo cercando, come sempre, spunti, suggerimenti, idee da applicare nella costruzione del plastico.
Leggendo qua e là mi sono accorto di come, rispetto a quando ho iniziato io ad avvicinarmi al mondo del fermodellismo, oggi ci siano possibilità meravigliose per conoscere, approfondire, studiare.
Strumenti di ogni tipo da applicare per arrivare al risultato di rendere il nostro mondo in miniatura il più simile possibile a quello reale.

Ma, oggi come allora, chi si avvicina al mondo delle ferrovie reali e in miniatura, spesso cerca aiuto, consiglio suggerimenti.

Quindi ho pensato di iniziare un percorso di avvicinamento alla ferrovia e al fermodellismo, per accompagnare, chi lo vorrà, a scoprire le meraviglie di questo mondo.

Primo.
Perchè sono fermodellista?
Bella domanda. Bhè posso dire di averlo nel sangue. Nonno capostazione. Io sono nato dopo che era andato in pensione, ma, visto che casa sua era a poche decine di metri dalla ferrovia e dalla stazione di Udine, ogni volta che andavo a trovarli chiedevo sempre di andare a vedere i treni.
E così la vecchia cabina "E" di Udine era il mio balcone di osservazione.
E i treni quasi li potevo toccare, tanto ero vicino.

Chiaramente non poteva mancare il cerchio di binari. Piccolo, doveva stare in salotto, ma c'era, con la sua bella E646, due carri e due carrozze.
E a casa, papà ha voluto costruire un ovale. Dimensioni: 80x210, quelle del letto a fianco al mio.
Un doppio binario, una stazione, qualche scambio e qualche casa. Il tipico ovale delle confezioni iniziali di molti produttori. Che spasso.

Poi però, con il passare degli anni, l'arrivo della sorella che ha usurpato il posto del plastico, lo studio, la musica... insomma il gioco dei treni non era più così divertente.
Finchè, un giorno, per caso trovo una rivista. Si è aperto un mondo.
Ho cominciato a leggerla e non mi sono più fermato. Non so più dove mettere tutti i numeri di quella rivista, come di molte altre non solo italiane, che in questi quasi 30 anni ho raccolto.

A Udine, all'epoca, c'erano almeno 3 negozi di modellismo, di cui uno specializzato in treni. Il mitico Tromby. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma ne ho respirato l'aria.
Così il plastico ovale ha cominciato ad allargarsi, cercando sempre nuovi spazi dove metterlo. Prima una stanza, poi l'altra.

Finchè, alla soglia dei 20 anni, balenava l'idea di trasformare l'ovalino in qualcosa di più importante. Una stanza intera riempita di strutture, tavole, binari. Una linea di montagna, un 8 ritorto.

Con il matrimonio e il trasloco in un altra casa, anche il plastico mi ha seguito, iniziando, però una nuova vita. Poco tempo prima cominciava ad apparire in Italia il DCC, comando digitale dei treni.
Cos'è?
Ci vorrebbe un capitolo a parte, e probabilmente ci sarà.
Per ora basti questo. Fino ad allora i treni viaggiavano uno su un binario e uno sull'altro. E servivano tantissimi sezionamenti, interruttori, per metterne due sullo stesso binario. Più si voleva aumentare il realismo, più aumentavano le complicazioni.
Con il DCC tutta un'altra storia.
Un unico binario continuo, senza sezionamenti e sopra tutti i treni che vuoi, marcianti anche in direzioni opposte.
Praticamente si diventa macchinisti di un treno.

Questo è l'inizio. Come Cristoforo Colombo che scopre le isole dei Caraibi. Poi viene il continente.
Ed il continente del DCC non finisce di stupire. Giorno dopo giorno, anno dopo anno il controllo digitale diventa sempre più completo.
Prima potevi gestire la velocità e direzione delle locomotive, accendere e spegnere i fari, al limite le luci in cabina. 8 fili per gestire tutto e 4 dedicati alla presa di corrente e al motore.
Oggi i poli sono diventati molti di più. Si arriva a 21 pin a cui associare decine di funzioni, senza contare i suoni, gli effetti luminosi, i fumogeni.
Il Railjet sul plastico Villago di Massimo Zorzut

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